In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, pubblichiamo la lettera di una figlia adolescente al padre violento.
Certi lividi non si vedono sulla pelle.
Caro Papà,
ti scrivo per dirti tutto ciò che in questi anni non sono mai riuscita a dirti.
Sin da piccolina io sono sempre stata “INNAMORATA” di te, ti ero molto legata e infatti se eri via per lavoro, o quando dovevi fare qualche piccolo intervento, io mi sentivo male…
Piangevo, e non poco…
Ti ho sempre visto come un principe azzurro, il mio!
Passano gli anni e io non ero più la bambina felice e spensierata che non si accorgeva di niente.
Un giorno, mi ricordo, sentii delle urla molto forti e impaurita mi nascosi in cameretta.
Con il tempo tutte quelle urla si trasformarono in botte…calci, pugni, sberle e insulti che ogni volta mi straziavano.
Così mi nascosi nella mia stanzetta. Quello era il mio “rifugio” per quando mi sentivo in pericolo o semplicemente per isolarmi, per non vedere quelle brutte cose che facevi alla mamma.
Da li ho capito che in fondo un principe azzurro come te non lo volevo, perché i principi non fanno queste brutte cose…
Avevo solo 12 anni, o forse anche meno, quando ho dovuto a tutti i costi crescere.
Ho cominciato a tirare fuori il mio carattere e ogni volta che tu, caro Papà, facevi del male alla mamma, con un po’ di coraggio mi mettevo in mezzo cercando di farti smettere.
Così ho imparato a non avere paura del tuo comportamento da uomo cattivo.
Pur sbagliando ti ho tirato calci e spintoni, essendo la figlia più ribelle, più forte caratterialmente e fisicamente, cercavo di proteggere la mamma.
Era l’unico modo per farti smettere!
Crescevo e crescevo, ma non solo d’età…
Quando io avevo 15 anni le cose tra te e la mamma peggiorarono, vi stavate separando e questo è stato il periodo più brutto per me.
Tu eri andato via di casa e mi ricordo che una sera in cui ero in giro con i miei amici, mi arriva una telefonata di Giulia, mia sorella maggiore: lei non disse nulla e io sentii le urla…
Chiuso il telefono corsi dove lei lavorava e ti vidi, insieme ai carabinieri.
Incominciai a piangere, ero scioccata, presa dal panico, stavo per svenire e tu mi sei corso incontro, abbracciandomi e pregandomi di venire con te…
Poi ti hanno portato via, mentre io, la mamma e le mie due sorelle siamo state portate dalla nonna, allontanate da te.
Questo brutto periodo è passato, ma nonostante tutto quello che è successo, nonostante le denunce, gli avvisi, tu non hai mai smesso di essere violento…
Ho passato, anzi abbiamo passato degli anni bruttissimi a causa tua, per mesi non ci siamo parlati…
Però, anche se da una parte mi hai rovinato la vita, l’adolescenza, mi hai molto delusa e hai lasciato in me vuoti incolmabili, io voglio ringraziarti.
Grazie perché avendo vissuto queste scene orribili sono riuscita a tirare fuori il mio carattere.
Grazie perché ho capito che pure avendo momenti difficili, non bisogna mollare mai.
Grazie perché con queste scene di violenza sono riuscita a crescere.
Grazie perché mi hai fatto capire che non avrò bisogno di un uomo cattivo come te al mio fianco.
Grazie, infine, per avermi dato modo di chiudermi in me stessa stando male, per poi rinascere ed essere la persona che oggi, a 17 anni, sono.
Io lo so che tu non sei una persona cattiva, perché oltre ad avermi fatto passare questi brutti periodi, non ci hai mai fatto mancare niente!
Io ti ho amato, come ti ho anche odiato, ma ti chiedo una cosa con il cuore in mano…
A me non interessa niente che mi hai rovinato la vita, ti perdono, però ti prego, non rovinarla alla mia sorellina.
Lei è piccola e deve crescere serena!
Ti voglio bene papà